E’ più di un anno che i Gruppi Ricerca Ecologica avevano lanciato l’allarme peste suina africana[1].
L’Italia è a rischio
Adesso che questa terribile malattia è giunta in Italia[2], probabilmente anche a causa dell’esplosione della popolazione di cinghiali. Le istituzioni corrono ai ripari. Tardivamente e sotto il forte impulso del Ministero delle politiche agricole che ben ha presente i danni che possono derivarne soprattutto per la filiera zootecnica.
Ma che cos‘è la peste suina africana?
La peste suina africana (PSA) è una malattia molto contagiosa che colpisce suini e cinghiali selvatici. Come evidenziammo nel 2020, non essendo stato mai segnalato alcun contagio umano, l’opinione scientifica diffusa è che la PSA non sia una patologia zoonosica[3], ovvero una malattia infettiva che possa essere trasmessa dagli animali (escluso l’uomo) all’uomo (o viceversa), direttamente (contatto con la pelle, peli, uova, sangue o secrezioni) o indirettamente (tramite altri organismi vettori o ingestione di alimenti infetti).
Una malattia incurabile che falcidia suini e cinghiali
Ma è letale per i suini, con punte superiori al 90%: nel 2007 ha fatto la sua prima comparsa in Georgia, nel Caucaso, ma dal 2016 sino al giugno del 2020 l’Europa ha perso 1,3 milioni di capi di suini a causa della PSA. Non esistono al momento né vaccini né cure contro la PSA.
Unica arma è la prevenzione
Prevenirla, individuarla e segnalarla sono fondamentali per arrestare questa malattia devastante. Ci sono molti modi in cui i maiali possono contrarre la malattia. La PSA può essere trasmessa attraverso zecche, suini vivi o morti e prodotti a base di carne di maiale, mangimi contaminati e dall’uomo.
In effetti, gli esseri umani possono portare il virus sulle scarpe o sui vestiti, il che significa viaggiare da un paese che ha la peste suina africana a uno che non lo è potrebbe portare a nuovi focolai senza adeguate pratiche di biosicurezza. La malattia infatti è altamente contagiosa e si diffonde rapidamente attraverso gli allevamenti[4].
Può sopravvivere per giorni su superfici a contatto come veicoli o attrezzature, per settimane nella carne cruda e mesi nei prodotti a base di carne congelata. Ha un periodo di incubazione di 5-21 giorni e gli animali infetti non mostrano sempre i segni clinici del virus, ma possono continuare a diffonderlo per un lungo periodo.
Le richieste dei GRE alle istituzioni
Le misure che chiediamo di adottare immediatamente alle istituzioni sono lo stop totale alla caccia ed alle attività agro-silvo-pastorali non solo nei 78 comuni della zona rossa, ma in una zona cuscinetto relativamente ampia (sicuramente l’intero territorio di Liguria e Piemonte e almeno fino a tutta la provincia di Piacenza) al fin di contenere ed eradicare la malattia.
Oltre a preservare gli allevamenti suinicoli, patrimonio della zootecnia italiana, bisogna prevenire possibili danni d’immagine e speculazioni economiche ai danni dell’Italia.
[1] La peste è arrivata. 11 settembre 2020
[2] Conferma di un caso di Peste Suina Africana (PSA) in un cinghiale in regione Piemonte. Ministero della Salute
[3] OIE – Global situation of african swine fever – Report N°47: 2016 – 2020
[4] Taylor RA, Condoleo R, Simons RRL, Gale P, Kelly LA and Snary EL (2020) The Risk of Infection by African Swine Fever Virus in European Swine Through Boar Movement and Legal Trade of Pigs and Pig Meat. Front. Vet. Sci. 6:486. doi: 10.3389/fvets.2019.00486
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