di Enzo Stabile*
La visione forestale dei Gruppi di Ricerca Ecologica non è qualcosa a sé stante, ma si inserisce in un contesto articolato e complesso del quale la foresta rappresenta la massima espressione. In questa ricorrenza, vogliamo continuare a celebrarla per la sua attualità anche in prospettiva futura.
LA SPIRITUALITA’ DELLA FORESTA
Durante il cristianesimo medioevale, la spiritualità del deserto, propria del monachesimo orientale, divenne la spiritualità della foresta. Nella quale eremiti e monaci trovarono una sede privilegiata per la propria ascesi mistica.
Costoro, tuttavia, diedero altresì vita ad un modello di attività forestali che mettevano in equilibrio la necessità di utilizzare le risorse dei boschi con la loro conservazione ed il loro miglioramento. Erano così state poste le basi della selvicoltura.
IL CENOBIO DI VALLOMBROSA
Non a caso il Santo patrono del Corpo Forestale è San Giovanni Gualberto, monaco benedettino.
A lui si deve la fondazione – nell’XI secolo a due passi da Firenze – del Cenobio di Vallombrosa. Laddove nel 1869 nacque la Scuola forestale italiana.
LA NASCITA DEL CORPO FORESTALE
Nel 1822, con le Regie patenti del Regno Piemontese, Carlo Felice di Savoia diede vita all’Amministrazione forestale per la custodia e la vigilanza dei boschi. Da cui sarebbe poi nato il Corpo Forestale dello Stato.
Una peculiarità unica nel mondo: un corpo tecnico con funzioni di polizia a tutele delle foreste, ma non solo.
LE FORESTE DEMANIALI
Il Corpo gestiva contestualmente l’Azienda di Stato delle Foreste Demaniali, alla quale era affidata in gestione una cospicua parte del territorio nazionale di rilevante valore naturalistico onde tutelarne la biodiversità (tra cui lo Stelvio, il Circeo, le bocche del Po).
In quest’Azienda la tutela era sempre affiancata da un uso sostenibile. Non solo del bosco ma delle specie, razze ed ecotipi autoctoni. Che in tal modo si sono salvati dall’estinzione. È il caso, ad esempio, della bovina agerolese e di quella chianina, o del cavallo Persano e di quello Murgese.
La tutela del territorio nel suo complesso, dunque, veniva a costituire un punto di forza nel quale la società poteva trovare risorse inesauribili. Ma nel pieno rispetto di un equilibrio ambientale di una realtà agro – silvo -pastorale complessa e realmente resiliente.
CON LE REGIONI UNO SVILUPPO DISORGANICO
Successivamente vi è stato uno sviluppo disorganico, soprattutto nel meridione d’Italia.
Con cementificazione selvaggia, industrializzazione speculativa, “cattedrali nel deserto”, consumo di suolo, uso indiscriminato di pesticidi in agricoltura. E, dopo il passaggio delle competenze tecniche del Corpo Forestale alle amministrazioni regionali, deleteri rimboschimenti con specie esotiche a rapido accrescimento. Effettuati solo per un risultato politico appariscente e fasullo.
Con l’abbandono delle pratiche silvane che venivano effettuate sotto il controllo del Corpo. Come la designazione delle piante da assegnare al taglio ed i successivi controlli anche in applicazione delle “Prescrizioni di massima di polizia forestale”. I quali, pur rientrando nel campo della polizia amministrativa, sono fondamentali per la buona gestione del bosco.
UNA DOPPIA MINACCIA PER L’AMBIENTE FORESTALE
Ci si è trovati di fronte ad una doppia minaccia per l’ambiente forestale.
Da un lato l’incapacità e l’incompetenza politica.
Dall’altro, in associazione, la speculazione di un ambientalismo da salotto privo delle basi culturali per contrastare questo degrado. Ma, soprattutto, privo di un’idea organica del rapporto con il Creato.
IL SENSO DEL SACRO
Sin dalla loro nascita i GRE si sono fatti portatori di una visione dell’Ambiente in cui fosse ben delineato un ordine gerarchico. Con un concetto di base a cui ispirarsi nell’azione quotidiana: il Sacro.
Non è possibile difendere i boschi senza tener conto della presenza dell’uomo sul territorio. E di un’economia che deve permettergli la sopravvivenza.
Nel corso dei secoli la selvicoltura si è perfezionata. Ed evoluta fino al modello denominato selvicoltura naturalistica. Basato su forme sostenibili di “governo” e di “trattamento” che non compromettessero la sopravvivenza del bosco.
LA PERDITA DI UN EQUILIBRIO
Oggi la gestione del patrimonio boschivo sembra non essere più affrontata con quell’equilibrio che aveva contraddistinto i secoli precedenti.
Da una parte vediamo, infatti, la tendenza a lasciare i boschi a sé stessi o consentendo solo i tagli effettuati secondo i criteri della selvicoltura “sistemica”. Praticamente irrealizzabili nell’ambito dell’economia montana. E con limitazioni inspiegabili in vaste aree territoriali.
Dall’altra parte, la tendenza opposta da cui è scaturito il recente”Testo Unico Forestale”. Nel quale manca l’indicazione dei criteri di gestione dei valori ambientali e di ecosistema Così così come analiticamente documentato dai GRE.
VALORIZZAZIONE ORGANICA DELLE FORESTE
Viceversa, i GRE rilanciano una valorizzazione organica delle foreste. In piena armonia con il paesaggio e con la presenza umana.
Non solo a livello nazionale, ma ovunque via sia antropizzazione.
In uno sforzo comune per fermare la distruzione di parte della biosfera. Un disastro annunciato del quale gli autori siamo noi stessi in quanto specie “uomo”.
LA VALENZA DEL PAESAGGIO
La tutela delle foreste è anche tutela del paesaggio.
I GRE sono molto critici verso gli stupri del territorio e del paesaggio compiuti in nome di un risparmio energetico molto relativo. Come i parchi eolici o i campi fotovoltaici.
Per non parlare, in ambiti urbani o rurali, della capitozzatura delle alberature. Fatta spesso per incompetenza o sciatteria delle ditte incaricate. E sulle cui pratiche i controlli sono pressoché inesistenti.
CAPITOZZATURE SELVAGGE
La difesa del verde urbano è un altro elemento cruciale. A partire dalla fase progettuale.
Sono davanti agli occhi di tutti il risultato di una serie di errori nella gestione del verde urbano.
Non solo per quanto concerne l’incompetenza nelle potature (sarebbe il caso di prescrivere attestati di scuole specializzati per gli operatori di motosega impiegati in tali operazioni) o la trascuratezza estrema nelle manutenzioni.
Ma proprio nella progettazione tesa a dare solo risultati effimeri. Con successivi eventi luttuosi e catastrofici.
URBAN FORESTRY
Il verde urbano è fondamentale. La diffusione e la difesa di esso nelle sempre più estese aree metropolitane sono una risorsa per il paesaggio e per il benessere dei cittadini. Ma anche un’arma contro le isole di calore, i cambiamenti climatici, la CO2.
I GRE sono per la forestazione urbana. Ma con alberature autoctone, in contiguità delle foreste diffuse nell’area. Dobbiamo portare la foresta nella città!!
UNA SPERANZA
Come diceva Edward O. Wilson in “Metà della Terra – Salvare il futuro della vita”:
“Nel corso di miliardi di anni la varietà delle specie ha creato ecosistemi che forniscono un livello massimo di stabilità.
I cambiamenti climatici e le catastrofi incontrollabili dovute a terremoti, eruzioni vulcaniche e cadute di asteroidi hanno fatto perdere l’equilibrio alla natura, ma, nel corso di periodi geologici relativamente brevi si è sempre rimediato al danno, grazie a grandi varietà e ricchezza di forme di vita sulla terra.
Gli scienziati e i leader politici non possono fare nulla per sostituire la rete ancora inimmaginabile di nicchie e interazioni dei milioni di specie che le occupano“.
*dott. Enzo Stabile, già Comandante regionale della Campania del Corpo Forestale dello Stato
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