Con D.M.0263986 del 22 maggio 2023 è stato istituito il Comitato Tecnico Faunistico Venatorio Nazionale ai sensi dell’art.8 della Legge 157/92. Con il successivo D.M. 0404254 del 1 agosto 2023 sono stati designati i componenti dello stesso. Il MASE ha scelto, quale rappresentante delle associazioni ambientaliste, il dott. Vincenzo Stabile, dirigente dei Gruppi Ricerca Ecologica.
Un nuovo approccio al fenomeno
Sin dalle prime sedute, il rappresentante delle associazioni ambientaliste ha affermato alcune posizioni consone all’obbiettivo primario di tutela della biodiversità e del rispetto delle specie animali:
- da un lato ha preso atto della necessità impellente del contenimento di alcune popolazioni di selvatici, ed in particolare quella dei cinghiali, estremamente deleteri sia per la biodiversità che per talune attività umane;
- d’altro canto, tuttavia, è stato invocato con forza il rispetto per la specie animale, possibile attraverso la considerazione della struttura di popolazione. Tale rispetto è pienamente compatibile con la necessità di contenimento: è ampiamente acclarato, infatti, che la caccia indiscriminata non risolva il problema; anzi, per certi versi, lo aggrava. Addirittura ISPRA ha dimostrato che la tecnica della braccata contribuisce alla diffusione della Peste Suina Africana.
Tale approccio è idoneo ogniqualvolta si ravveda la necessità di un contenimento di una specie. Come per i daini il cui soprannumero sta creando notevoli danni in particolare nel Parco del Circeo.
Attualizzare la 157
E’ stata inoltre proposta un’attualizzazione della Legge 157/92. Pur ritenendola ancora un’ottima Legge sotto diversi aspetti, quali la vigilanza venatoria e il monitoraggio.
Ma è necessario prevedere un fondo specifico da far gestire ai soggetti del Terzo Settore di riferimento per la specifica funzione di vigilanza venatoria.
Il monitoraggio non funziona
Altra criticità è rappresentata dal numero degli operatori per la raccolta dei dati di censimento e il monitoraggio per singola specie omeoterma. Tale dotazione, infatti, è notevolmente insufficiente per poter operare attività concrete di gestone venatoria.
Sarebbe pertanto opportuno che le Regioni e le Provincie autonome stanziassero idonee risorse per i rimborsi spese e costituissero un loro albo degli operatori. Tali operatori verrebbero autorizzati alla raccolta dei dati sotto il diretto coordinamento degli osservatori faunistici regionali.
Allo stato attuale tutti i dati riportati dalle regini nei singoli calendari venatori non sono supportati da pubblicazioni scientifiche aggiornate. E, laddove esistono, dai piani pluriennali di monitoraggio.
NO alla legge Bruzzone
E’ stata dichiarata a più riprese la forte contrarietà alla proposta 1548. La cosiddetta legge Bruzzone, in quanto stravolge il criteri di tutela della biodiversità alla base della 157/92. In particolare, ne modifica l’articolo 2, in materia di fauna ancestrale, e l’articolo 18, in materia di calendario venatorio e validità delle abilitazioni.
Partecipando a tutte le riunioni del Comitato, il rappresentante delle associazioni ha contribuito alla formulazione della proposta del parere ai calendari venatori regionali.
Difendere la tortora selvatica
Con il recepimento della direttiva CE in merito al cattivo stato di conservazione della tortora selvatica, ha inoltro vigilato sull’accoglimento dell’invito del MASE del 17 maggio 2024 a sospendere la caccia a tale specie.
Ciò nonostante, diverse regioni hanno continuato a presentare calendari nei quali era presente, in modo seppur limitato, questo tipo di prelievo. Per tale motivo è stato espresso parere contrario all’approvazione dei calendari venatori di: Umbria, Calabria, Sicilia, Molise, Puglia e Sardegna. Parimenti, nello stesso periodo veniva dato parere positivo al calendario venatorio di Abruzzo e Valle d’Aosta. I quali non prevedevano autonomamente il prelievo della tortora selvatica.
In prospettiva, appare di notevole interesse il documento presentato al Comitato dall’Unione Zoologica Italiana cui è stata data adesione, sulla modifica della Legge 157/92.
Caccia e tutela della fauna selvatica non possono stare nella stessa norma
Alla luce del significativo cambiamento ambientale registrato nell’ultimo trentennio e dell’evoluzione dell’attività venatoria, è stato proposto di tener separate in norme distinte le due componenti fauna selvatica e caccia.
La normativa sulla caccia dovrebbe limitari al disposto attuale della 157/92, al più estendendosi al controllo della fauna esotica e invasiva. Nonché nel contenimento delle popolazioni problematiche. L’altra, incentrata su aspetti di conservazione riunirebbe quanto previsto dalla 157 e dal DPR 357/97.
Interessante la sperimentazione condotta dal professor Luigi Esposito della Facoltà di Veterinaria dell’Università di Napoli. Si tratta di un sistema integrato di gestione dei cinghiali, testato in Irpinia, finalizzato al contenimento dei cinghiali ed alla creazione di una filiera controllata della carne di selvaggina.
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