Finalmente gli Stati Generali delle Aree Protette

Va, prima di ogni altra considerazione, dato un grande merito al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica per aver indetto questi “Stati Generali”.

E non solo perché da anni non veniva svolta qualcosa del genere, così come molti si sono limitati a sottolineare. Ma perché è veramente apparsa evidente l’obsolescenza di quella magnifica struttura creata dalla Legge 394/91 relativa alle aree protette.

Un momento dell’assemblea con le associazioni di protezione ambientale

Nel momento attuale non solo bisogna affrontare nuovi gravi problemi sopraggiunti. Quali il cambiamento climatico, l’invasione di specie aliene, lo sviluppo anomalo della presenza di ungulati che determinano una minaccia per gli ecosistemi. Ma appaiono sempre più evidenti i problemi interni e gestionali alle aree protette, con un evidente squilibrio nello sviluppo della loro attività.

Si rende necessario, pertanto, a nostro avviso, la creazione di una agenzia specifica, presso il MASE, che consenta di affrontare le prossime sfide. A cominciare dall’allargamento previsto del territorio sotto tutela. Dai corridoi ecologici necessari a rafforzare la protezione di tali territori e delle specie che li popolano. Ma, nello stesso tempo di rendere omogenei i criteri gestionali evitando “isole felici” gestite con criteri più politici che naturalistici.

Prima di passare ai punti programmatici scaturiti da questi Stati Generali è importante parlare di un
concetto culturale di base che è emerso prorompente in queste due giornate. Le aree protette non possono essere più considerate dei recinti chiusi all’uomo ed alle sue attività. La visione gnostica di pareggiamento tra piante, animali ed esseri umani, vedeva questi ultimi esclusi o quanto meno estremamente limitato nelle
sue attività economiche e di sopravvivenza.

E’ invece prevalso invece nei diversi interventi la considerazione dell’importanza della presenza delle popolazioni nelle aree dei parchi. Non solo per il sistema agro- silvo – pastorale che si integra con le aree naturali. Ma proprio per le opere a presidio del territorio, a difesa del paesaggio e degli ecosistemi.

Una visione diversa che i GRE sostengono da sempre. Partendo dal Sacro e dalla responsabilizzazione dell’uomo rispetto al Creato. Così come ben ha descritto nel suo pregevole intervento l’eurodeputato Nicola Procaccini, che ha citato Roger Scruton ed il conservatorismo ambientale.

SPUNTI PROGRAMMATICI

1) Il sistema di governance attuale è appesantito sia dai gravami delle nomine gestionali che dalle stesse strutture interne. Oltre a proporre modelli più efficienti per conciliare le diverse esigenze, i GRE ritengono che l’Agenzia possa costituire una spinta fondamentale all’efficientamento complessivo del sistema.

2) Una più pertinente definizione della governance, delle funzioni e delle autonomie ad essa attribuite, non può prescindere dall’affrontare l’annoso tema dell’organico e della sua cronica insufficienza.

3) Anche rispetto al problema del personale, l’Agenzia può favorire semplificazioni e accorpamenti. Pensiamo, ad esempio, alla frequente carenza della figura del dirigente, indispensabile per firmare gli atti.

4) E’ fondamentale promuovere lo sviluppo di una finanza pubblica delle aree protette che eviti residui non impegnati e avanzi, prevedere criteri di premialità, agevolare un regime di agevolazioni fiscali per l’ottenimento di trasferimenti liberali o di sponsorizzazioni nel quadro di una economia di scala

5) L’ unità di visione, di narrazione , di prospettiva verrà pertanto garantita pertanto dall’Agenzia. In qualità di organo che si pone al vertice della rete complessiva di tutte le aree protette. Nazionali e regionali. Il tutto al fine di promuovere interventi comuni, collegamenti strategici, sviluppo di indirizzi in svariati campi, compresa l’attività scientifica , di promozione, di educazione ambientale.

6) Potenziare fortemente l’educazione ambientale come il principale e più utile momento di contatto tra Aree protette e i cittadini.

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