Tutto è pronto per il decreto per il riordino dei ministeri fortemente voluto dal governo Draghi e che porterà numerose funzioni dal Mise al Ministero dell’Ambiente, il quale cambierà nome in Ministero della transizione ecologica: concretamente, transiteranno dal Ministero dello sviluppo economico al “nuovo” dicastero affidato al fisico Roberto Cingolani la Direzione generale per l’approvvigionamento, l’efficienza e la competitività energetica nonché la Direzione per le infrastrutture e la sicurezza dei sistemi energetici e geominerari.
Inoltre si prevede l’istituzione del Comitato interministeriale per la transizione ecologica (CITE) con il compito di assicurare il coordinamento delle politiche nazionali per la transizione ecologica e la relativa programmazione: vi faranno parte il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dell’economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle infrastrutture e trasporti ed il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.
Tuttavia rileviamo ancora una volta una imperdonabile lacuna: in Italia l’autorità competente per il coordinamento e l’organizzazione dei controlli sull’immissione in commercio e l’utilizzazione dei prodotti fitosanitari, come riportato nel punto C2 dell’allegato al Piano di azione nazionale sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PAN), è il Ministero della salute, ed in particolare la Direzione generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione.
Le competenze della D.G.I.S.A.N. comprendono anche i piani annuali in materia di residui di prodotti fitosanitari negli alimenti. I quali sono parte integrante di un programma coordinato di controllo ufficiale previsto dall’Unione Europea su alimenti di produzione interna e di importazione volto a conoscere l’effettiva presenza dei livelli massimi consentiti di residui nelle derrate alimentari.
Premesso che probabilmente la collocazione più naturale della D.G.I.S.A.N. dovrebbe essere in altri Dicasteri focalizzati su produzioni e alimentazione, perché non coinvolgere anche il MinSalute nel CITE? Che li si chiami agrofarmaci o fitofarmaci o zanzaricidi o insetticidi, forse i pesticidi non sono più una delle emergenze ambientali italiane?
Sebbene, in base al “Controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti – Risultati in Italia per l’anno 2018“, pubblicato nel 2020 proprio dal Ministero della Salute, il livello di sicurezza per i consumatori sembrerebbe essere elevato, il “Rapporto nazionale pesticidi nelle acque“, pubblicato a fine 2020 dall’Ispra, evidenzia una situazione drammatica da un punto di vista ambientale:
- nelle acque superficiali sono stati trovati pesticidi nel 77,3% dei 1.980 punti di monitoraggio;
- nelle acque sotterranee sono stati trovati pesticidi nel 32,2% dei 2.795 punti;
- sono state cercate complessivamente 426 sostanze e ne sono state trovate 299: gli insetticidi sono la classe di sostanze più rinvenute, a differenza del passato, quando erano gli erbicidi;
- nelle acque superficiali, 415 punti di monitoraggio (21% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti ambientali: le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento sono gli erbicidi glifosate e il suo metabolita AMPA, il metolaclor e i fungicidi dimetomorf e azossistrobina;
- nelle acque sotterranee, 146 punti (il 5,2% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti. Le sostanze più rinvenute sopra il limite sono: gli erbicidi glifosate e AMPA, il bentazone e i metaboliti atrazina desetil desisopropil e i fungicidi triadimenol, oxadixil e metalaxil;
- dal 2009 al 2018 si è verificata una sensibile diminuzione delle quantità di fitosanitari messe in commercio, indice di un minore impiego delle sostanze chimiche in agricoltura, dell’adozione di tecniche di difesa fitosanitaria a minore impatto e dell’aumento dell’agricoltura biologica. Ma nello stesso periodo c’è stato, apparentemente in controtendenza, un aumento della diffusione territoriale della contaminazione che interessa quasi tutte le regioni, soprattutto dovuto alla maggiore copertura ed efficacia dei monitoraggi. Nelle acque superficiali la percentuale di punti con presenza di pesticidi è aumentata di circa il 25%, in quelle sotterranee di circa il 15%.
E’ per non partire con il piede sbagliato che riteniamo che il decreto per il riordino dei Ministeri vada assolutamente emendato, includendo anche il Ministero della Salute nel Comitato interministeriale per la transizione ecologica (CITE).
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